lunedì 26 novembre 2007

Il Regolamento per il nuovo biennio dell'obbligo

Il D.M. n. 139 del 22 agosto 2007 emana un Regolamento per l’adempimento dell’obbligo di istruzione, portato a sedici anni. Si tratta di un provvedimento importante, ma, come osserva Adriano Colombo nel suo commento, nel testo non si affronta un nodo cruciale come "stabilire il nucleo minimo di competenze (e quindi saperi) che si vuole garantire a tutti indipendentemente dal tipo di studi" e si ignorano completamente le Indicazioni per il primo ciclo.
Avete letto questo Regolamento? Che cosa ne pensate?

domenica 16 settembre 2007

Le nuove Indicazioni per il curricolo

All'inizio dell'anno scolastico sono state diffuse le nuove Indicazioni per il curricolo per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo d'istruzione.
Come dice Adriano Colombo (v. http://www.giscel.org/NuoveIndicaz.htm), si tratta di "uno dei testi migliori prodotti finora in materia. Parlo soprattutto della parte relativa all’Italiano [...]. Sono sintetiche e avare di suggerimenti metodologici. E a mio parere fanno bene. A ciascuno il suo mestiere: la norma indica i grandi traguardi generali; alla scuola, agli esperti, alle associazioni come il GISCEL spetta interpretarli, suggerire e sperimentare i percorsi concreti di lavoro per perseguire quegli scopi".
Che cosa ne pensate?

giovedì 12 luglio 2007

raddoppiare lo stipendio agli insegnanti

Pietro Citati, in un articolo su Repubblica di alcuni giorni fa, ha provocatoriamente affermato che si dovrebbe raddoppiare lo stipendio degli insegnanti che costituiscono ormai un vero e proprio sottoproletariato. La cosa ha suscitato molti commenti, come era prevedibile: chi si è dichiarato d’accordo, chi ha avanzato molti distinguo (lavorare più di 18 ore settimanali), chi vorrebbe ridurre drasticamente il numero dei professori alla metà.

Marco Lodoli, in un breve articolo di Repubblica, propenderebbe per forme di gratuità a teatro, al cinema, in libreria, in tal modo l’insegnante potrebbe alimentarsi intellettualmente senza decurtare il già striminzito compenso economico.

L’onorevole Fini avrebbe detto che « i nostri figli sono in mano ad un manipolo di frustrati che incitano all’eversione» (Corriere della sera, 11 luglio, pag. 13).

Lunedì mattina a Radiotre M. Bastico, sottosegretario del ministro Fioroni, ha sostenuto tra l’altro che c’è la volontà del ministero di introdurre differenze stipendiali fra gli insegnanti, dando riconoscimenti a chi si impegna di più. E ha fatto l’esempio di chi guida il dipartimento di insegnamenti linguistici e avanza proposte didattiche che arricchiscono il piano dell’offerta formativa di una scuola. Il senso dell’intero discorso era, così mi è sembrato, quello di “premiare” chi lavora di più ed è più visibile a scuola. Un criterio, quindi, quantitativo soprattutto. Nessun cenno al sommerso né alla qualità.
Ora, facciamo finta di credere che saremo chiamati a dare indicazioni su cose che ci riguardano da vicino ma toccano, al tempo stesso, tutta la società: quali criteri suggeriremmo? Pensiamo che basti stare più tempo a scuola per essere (o apparire?) insegnanti più preparati? Se potessimo fare a scuola buona parte del lavoro che facciamo a casa, saremmo quantitativamente più “rilevanti”. Ma un criterio basato sulla quantità va bene automaticamente anche per la qualità ? E in che cosa consiste poi la qualità del lavoro di un insegnante?



mariateresa

domenica 1 luglio 2007

Analisi del testo letterario agli esami di stato

Sono profondamente indignata per la prova di analisi del testo data quest'anno. Si era detto da più parti che non aveva senso dare Dante a tutti gli studenti tenendo conto del fatto che la lettura della Divina Commedia non fa parte, se non in casi particolari, dei programmi realizzati negli istituti tecnici. Ho l'impressione che anche questo ministero si faccia beffe della scuola DEMOCRATICA e preferisca continuare su vecchi filoni classisti. Tanto vale che si finisca con queste ipocrisie: si diano prove differenziate per tipi di scuola e si dica che non ha senso fare analisi di testi letterari negli istituti tecnici perché, tanto, all'esame di stato gli studenti di queste scuole non possono avere la possibilità di scegliere fra TUTTE le tipologie. Mi auguro che il GISCEL lo urli a questi signori. Io continuo a fare anche analisi di testi ma mi dispiace veramente imbrogliare i miei studenti!
Maria Rizzato

martedì 15 maggio 2007

Certificare le competenze

La circolare n. 28/2007 sull’esame di terza media chiede ai consigli di classe di sperimentare fin da quest’anno la certificazione delle competenze degli alunni in uscita.Nella sezione "Esperienze e strumenti" del sito http://www.giscel.org/ è pubblicata l'opinione di uno studioso che da anni si occupa di competenze.Lasciate qui i vostri commenti.

lunedì 14 maggio 2007

compattamento a 18 ore: una catastrofe annunciata

Da un documento dell'assemblea del personale del Liceo Alberti di Cagliari, approvato anche in un'assemblea cittadina unitaria, traggo alcuni passi su cui riflettere con urgenza prima che certe norme sfasciascuola passino a regime.

Saturazione degli organici della scuola a 18 ore. Risparmio presunto e prezzo certo.

Il governo sta procedendo sistematicamente alla applicazione della norma contenuta nella legge finanziaria del 2002 (governo Berlusconi), norma approvata senza alcuna discussione politica in parlamento come sta succedendo sempre con le leggi finanziarie, e che prevede la saturazione degli organici della scuola italiana a 18 ore. La decisione è finalizzata al risparmio di bilancio, ottenuto attraverso la sola riduzione degli organici, che peraltro si prospetta consistente a fronte però di un intervento sul corpo della scuola che è drastico e grave.

Cosa succede infatti con il compattamento a 18 ore, ottenuto con una mera operazione aritmetica, cioè senza alcun discorso di cattedra e di unità didattica del quadro orario di ogni singolo docente?

Si ha la perdita della continuità didattica per la maggior parte delle discipline, si finisce per insegnare in classi sempre differenti, con quadri orari deboli e programmazioni che devono necessariamente essere cambiate, perché non si sa a chi l’insegnamento sarà indirizzato, con quali persone il lavoro sarà costruito, con quali competenze di base e quali risultati del passato bene acquisiti.
Per le studentesse e gli studenti si avrà il fenomeno di docenti che possono sempre variare ed in effetti varieranno a seconda delle quantità di iscritti e di respinti anno per anno, o di altri casi anche più fortuiti e, perciò, mancherà una programmazione pluriennale delle discipline.

Un altro effetto importante è che la lotta alla dispersione scolastica diventa un puro ideale o, meglio, una pura “grida manzoniana” priva di qualsiasi effetto, poiché mancano le capacità di realtà che permettono di intervenire in qualsiasi modo.

Si ha un notevole incremento delle attività funzionali all’insegnamento, specie per i docenti a cui viene aggiunta una ulteriore classe e specialmente se la disciplina comporta istituzionalmente delle prove scritte: come italiano, latino, lingua straniere, matematica.

A livello gestionale dell’istituzione scolastica si ha un notevole incremento delle difficoltà di controllo delle supplenze brevi, per non dire una loro totale abolizione. Le assenze brevi dei docenti per influenza, generalmente di due o tre giorni, non verrebbero più coperte, quindi con un perdita secca del tempo scuola da parte delle classi. Gli studenti verrebbero rimandati a casa in mancanza di personale a disposizione o, con aggravio dei compiti del personale ATA, verrebbero consegnati alla benevola sorveglianza di un collaboratore, o, infine, li si sottoporrebbe ad operazione scorrette e gravi, come la redistribuzione in quote tra altre classi dello stesso anno o di anni differenti in cui ci fosse un docente. Si tratta in ogni caso di tre operazioni che comportano l’abolizione del diritto allo studio per gli studenti coinvolti e l’assunzione da parte del dirigente scolastico di gravi responsabilità generali nei confronti del diritto soggettivo e costituzionale dei singoli allo studio. Assunzione di responsabilità per cui il dirigente non è pagato, né è garantito.

Si ha inoltre la riduzione consistente degli organici che si unisce all’aumento del numero di studenti per classe, cosa che aggrava tutti i fenomeni sopradetti.

Si ha infine il decisivo scivolamento verso la considerazione del lavoro docente come una pura prestazione oraria, cioè come la trasmissione di puri contenuti tabellari in quote orarie prestabilite. Quindi con l’abolizione di fatto del principio della cattedra, per cui insegnare una disciplina comporta solo in parte la trasmissione di puri contenuti ed è invece soprattutto l’apprendimento di metodi e di apparati critici. Questa riduzione di una disciplina ad un puro contenuto tabellare è già avvenuta all’università, con un aumento rilevante del precariato, una riduzione altrettanto rilevante della ricerca scientifica e della capacità di trasmettere di una disciplina non dei meri apprendimenti ma bensì un intero apparato critico, ciò che in effetti la rende identificabile come “quella disciplina” e non un’altra cosa qualsiasi. Questo è rilevante, come si vede immediatamente, sul piano sindacale, della capacità di organizzare il lavoro e di garantirne la dignità e la libertà.

Cagliari, 7 maggio 2007.

mariateresa

giovedì 12 aprile 2007

Verso nuove Indicazioni nazionali per la scuola del primo ciclo

È disponibile al sito www.giscel.org, nella sezione documenti, l'appunto consegnato dal Giscel alla Commissione ministeriale per la revisione delle Indicazioni nazionali per la scuola del primo ciclo nell'audizione dell’11.4.2007. Che cosa ne pensate? Lasciate qui i vostri commenti.